San Basilio e le reazioni dei politici sono l’allegoria finale del 2016. Un 2016 fatto di Brexit, Orban, AFD, Trump, Le Pen, guerra civile in Francia ma nessuno te lo dice, stupri di massa a capodanno ecc ecc.
Tutta la fetta di persone “giuste” si indignano e mobilitano per i cori “via i negri” della gente di periferia (periferie ormai già pregne delle arricchenti culture migranti: quella della favelas, quella del quarto mondo, quella del taglione e del machete).
Tutti questi gran pensatori hanno ancora una volta dimostrato di non capire un cazzo nonostante tutti gli avvenimenti sopra citati.
Comprendendo l’importanza per questi signori del mondialismo riempi portafogli dell’accoglienza, non mi capacito del fatto che continuino senza sosta pure a difendere a spada tratta ogni alloctono (vedasi il caso fermo in cui le più importanti cariche delle stato si sono mobilitate ancor prima di conoscere i fatti e ora salta fuori che la moglie ha mentito e il tipo era pure affiliato al crimine organizzato nigeriano) e condannano ogni insofferenza italica, senza nemmeno porsi il problema almeno dal punto di vista elettorale (cioè il loro stesso interesse), figuriamoci se si pongono quello delle tensioni sociali o il problema di comprendere le cause di certi sentimenti.
Quello che questi lor signori non capiscono è che la parola antirazzismo non basta a giustificare il divario abissale nel rapporto diritti/doveri tra gli italiani e gli stranieri. Questo è il punto focale della questione.
Abbiamo un popolo italiano che è oberato da tasse, che ha lavorato, prodotto e contribuito alla costruzione della società italiana, lui come i suoi antenati, che rispetta le leggi e la burocrazia italiana, CIOÈ CHE ADEMPIE AI PROPRI DOVERI, e in cambio non ha quasi più un cazzo.
Poi c’è l’immigrato, diventato nel linguaggio sistemico RIFUGIATO A PRIORI (anche se è peruviano) a cui lo stato nella forma di associazioni interessate al guadagno garantisce ogni sorta di diritto senza chiedere nulla in cambio, senza pretendere nessun dovere, nemmeno il rispetto delle leggi, basta osservare l’impunità generalizzata che contraddistingue il crimine forestiero e la lassità dei giudici al soldo.
Ed è qui che si scatena la rabbia del popolo italiano, ad esclusione dei benestanti progressisti dei salotti buoni e i loro figli bastardi, che solidarizzano con chi come loro ha diritti senza doveri (recente esempio del “nuovo” inno nazionale per quei vermi dell’anpi).
Anche se la questione case popolari è estremamente complessa è comunque fattore scatenante per della gente di periferia che ormai non ha più nulla di nulla, e vede quei pochi strumenti d’aiuto venir sottratti per regalarli a primo ragazzo pigmentato che passa di li, subendo l’ennesimo marchio dell’esclusione. E giusto o sbagliato che sia il sentimento identitario, istinto di sopravvivenza sociale del popolo e della nazione, sussulta, si contorce, smania la necessità di sfogare le pretese conseguenze del patto sociale di diritto/dovere.
Il cittadino ha diritto di vedere riconosciuti i propri diritti PRIMA di quelli dello straniero. Ed è giusto così, poiché il cittadino italiano ha costruito il paese, ha dato alla nazione e giustamente predente l’accordo sociale storicizzato del diritto di tutele e assistenza che deriva dalla sua cittadinanza.
Banalmente, è come se il tuo datore di lavoro non ti pagasse, ma elargisse soldi senza problemi ad amici e parenti che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera. Continuereste a lavorare con spirito di sacrificio e impegno indefesso per il bene dell’azienda, o a suo di bestemmie correreste a pretendere il giusto emolumento minacciando di sbattervene i coglioni del lavoro?
Occorre capire che il rapporto dare/avere-diritto/dovere deve essere tenuto in equilibrio, poiché è ciò su cui si posa la stabilità di una nazione. Ogni rivoluzione, guerra civile, o ribaltone politico violento è partito dalla rottura di questo rapporto, e ogni politico semi-serio dovrebbe avere ben presente questo concetto. Il sindaco Raggi, eletto nell’onda del ripristino della legalità e dei servizi che sembra ancora arrancare di fronte alle sabbie mobili della burocrazia romana, non può alzarsi la mattina e partire subito con l’elogio e la difesa aprioristica dell’immigrato poiché il cittadino si incazza ancora di più. Ho guardato un po’ di siti di informazione e i commenti alle dichiarazioni sono abbastanza eloquenti. Tra i più sobri c’è un “ma basta difendere sti parassiti, pensa ai romani che manco hai sistemato due buche”. Il resto è più “ricercato” e comprende spesso anche un sentimento di tradimento da parte del M5S.
Queste dinamiche sono le basi della vera rivolta sociale, i numerosi esempi di barricate durante l’arrivo delle carovane dell’accoglienza, addirittura le bombe e gli agguati in Sardegna, sono i piccoli segnali dell’insofferenza che non può più rimanere silenziosa, di un popolo che si sente tradito e prossimo alla sostituzione poiché non più conveniente al politico, al datore di lavoro, alla finanza, ai vassalli dello schiavismo globale.
E gli immensi statisti italici credono di ovviare al problema paralizzando le masse con l’ipotetico senso di colpa di essere definiti potenziali razzisti?
Temo che non basti più…