Dimenticando la viltà dei fatti politici (che avevo previsto ancora ad inizio anno, l’unica cosa che ci siamo schivati è Draghi, ma non so se effettivamente cambia qualcosa) oggi trattiamo una serie TV che vale la pena di essere vista.
Sto parlando di Warrior, la nuova serie di Cinemax, incentrata sulle avventure degli immigrati cinesi nella San Francisco di fine ‘800, nata si dice da un idea originale addirittura di Bruce Lee.
La serie tratta incredibilmente di temi attuali e importanti, e anche se sembra girare sulla lotta tra le gang cinesi a colpi di kung fu, tratta molto palesemente il problema di lotta intra-classe, cioè del problema grave della concorrenza spietata dei lavoratori cinesi facevano con le loro bassissime richieste salariali.
In un parallelo molto attuale si mostra come i cinesi venivano importati a migliaia con viaggi appositi per sopperire alla liberazione degli schiavi, con promesse di ricchezze e guadagni facili, mentre si trovano di fronte a sfruttamento e criminalità.
L’importazione massiccia di cinesi mette in ginocchio l’intera comunità locale composta in gran parte da lavoratori irlandesi, già fuggiti dalla costa atlantica dopo che la liberazione degli schiavi aveva creato un condizione simile nella east cost.
Che cosa succede una volta messa a forza una massa di persone così grande in una cultura così diversa, che di contro mette in mezzo ad una strada migliaia di lavoratori che non possono permettersi di lavorare a stipendi così bassi?
Ovviamente si scatena un conflitto sociale violento, c’è la reazione degli irlandesi che rivogliono un piatto in tavola per sfare i figli, c’è la contro reazione dei cinesi che si oppongo con i loro usi e costumi e che infiltrano la società con la loro criminalità, arrivata d’oltre oceano sfruttando nuovi redditizi mercati dell’oppio, c’è la richiesta della gente comune di riavere la propria sicurezza, c’è la rabbia che viene sfogata sugli esponenti della stessa classe sociale, poichè non possono dirigerla verso i veri colpevoli, cioè l’alta borghesia americana, c’è la polizia che di fatto diventa solo una pedina sacrificabile completamente avulsa ormai dalle proprie funzioni.
Chi è che alla fine necessità dell’importazione dei cinesi e ne avvalla lo sfruttamento?
I costruttori, il grande capitale, la struttura di potere connivente, che poi non si fa mancare l’occasione di alimentare ancora le tensioni finanziando essa stessa il crimine per poi condannarlo.
Tra le righe delle lotte tra gang, delle scene di nudo sempre abbondanti nelle serie cinemax, dei combattimenti all’accetta veramente ben coreografati, c’è anche una rappresentazione plastica dei fenomeni migratori odierni e delle conseguenze che essi portano, resi palesi in modo anche abbastanza preciso e voluto come in uno dei primi discorsi del leader della compagine irlandese.
Ogni tanto eccede nella velata patina di antirazzismo dovuto e probabilmente ormai istituzionalizzato nella tv americana, ma finalmente si vede un prodotto che guarda da un altro punto di vista e diventa anche una critica all’antirazzismo dogmatico, ma privo di soluzioni rappresentato da alcuni personaggi.
Non è la solita pappetta liberal predigerita che devi ingoiare a forza, e anche con le sue sbavature, e qualche rarissima ingenuità sulla trama, si fa guardare piacevolmente, e almeno nel mio caso non sono stato costretto a bestemmiare ogni dieci minuti lanciando il telecomando.